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KDE rimane con XRender e dice no a LLVMPipe

KDE rimane con XRender e dice no a LLVMPipe

Uno dei problemi che si sono verificati con l’arrivo di Unity e Gnome è stata anche la possibilità di non supportare il DE con schede grafiche che non supportavano l’accelerazione hardware.
A risolvere questo problema sono nati progetti come Gnome Fallback e Unity 2D i quali permettevano l’utilizzo di Gnome e Unity anche su pc datati con schede grafiche che non supportano l’accelerazione hardware.
Ma la soluzione del problema arriva da Red Had ed alcuni sviluppatori Fedora i quali hanno sviluppato LLVMPipe tool che quale permette di avere l’accelerazione grafica anche su schede grafiche che non la supportano. A questo Gnome Fallback sarà rimosso da Gnome 3.8 e con l’arrivo di Ubuntu 12.10 è stato rimosso Unity 2D.
Per KDE invece le cose con ben diverse dato che già da anni l’ambiente desktop ha risolto i problemi con l’accelerazione hardware grazie a XRender.

XRender difatti permette l’utilizzo di KDE e i rispettivi effetti anche su pc datati oltre ad essere anche il motore grafico su cui Qt si basa di default. Inoltre XRender permette alla CPU di eseguire la maggior parte della grafica, sottraendo quasi totalmente il carico dalla GPU, grazie a questo possiamo ottenere prestazioni migliori, a seconda del nostro sistema.

A parlare di LLVMPipe è proprio Martin Gräßlin, sviluppatore di KWin, indicando le qualità del progetto sviluppato da Fedora il quale però ha anche alcune lacune del progetto. Difatti LLVMPipe per poter sfruttare l’accelerazione hardware ha bisogno di molta potenza di calcolo la quale invece su pc datati è limitata. Questo non permette ad esempio di utilizzare l’ambiente desktop per giocare o peggio ancora porta dei rallentamenti dell’ambiente desktop.
LLVMpipe non verrà implementata in KDE il quale continuerà ad utilizzare XRender, Martin comunque si è complimentato con il progetto e la sua capacità di poter usufruire delle funzionalità OpenGL in maniera indipendente dall’hardware.
In questa pagina troverete il post di Martin Gräßlin fonte dell’articolo.